India: dove, quando e con chi dal 1990 ad oggi
1990 Delhi – kashmir – Ladak – Uttar pradesh – Delhi
In viaggio con Chicca
Il nostro primo viaggio in India: impegnativo, stancante, eccitante… e assolutamente indimenticabile.
Srinagar ci accolse con la sua bellezza struggente: i giardini mughal, il lago Dal avvolto dalla nebbia del mattino, le shikara che scivolavano lente sull’acqua. Nonostante le tensioni e il conflitto ancora aperto con il Pakistan, la città conservava una grazia antica e silenziosa.
La nostra houseboat in legno, ormeggiata tra i canali, era un piccolo gioiello galleggiante: ricordo ancora il profumo del legno lucidato e dei tappeti orientali, l’aroma del chai al cardamomo, le serate ovattate passate ad ascoltare i suoni ovattati del lago. Poi il Ladakh, un altro mondo. Un regno sospeso tra cielo e terra, dove il tempo sembrava rallentare. All’epoca era una meta remota, raggiunta solo da viaggiatori disposti a superare lunghi percorsi, strade sterrate e passi oltre i cinquemila metri.
Il tragitto in autobus da Srinagar a Leh fu un’avventura: due giorni tra dirupi e paesaggi lunari, con una notte a Kargil, sotto un cielo incredibilmente stellato. Ricordo i valichi come Zoji La e Fotu La, l’aria rarefatta, il silenzio assordante delle vette, il respiro affannato ma pieno di stupore.
Il Ladakh ci accolse con i suoi monasteri arroccati, le ruote di preghiera che giravano incessanti, il volto sorridente dei monaci e il vento che portava con sé l’eco dei mantra.
1991 Delhi – Uttar pradesh – Nepal – Bengala – Orissa – Delhi
In viaggio con Chicca
Dall’India, da Varanasi per la precisione, raggiungiamo il Nepal in autobus. Un incredibile viaggio di due giorni attraverso villaggi, colline verdi e valichi di frontiera. Arriviamo infine in Nepal: Kathmandu ci accoglie con il suo caos mistico, i templi dorati e le strade polverose. Poi Pokhara, con il suo lago tranquillo che riflette le vette innevate dell’Annapurna: un paesaggio da sogno, quasi irreale. Rientriamo in India attraversando il Bengala, diretti verso Darjeeling, con le sue alture avvolte nella nebbia e le celebri piantagioni di tè, dove l’aria profuma di foglie fresche e umidità. Poi Calcutta, la “città della gioia”: intensa, sconvolgente, un turbine di amore e contraddizioni. Non resistiamo molti giorni, sopraffatti dalla sua energia. Ci ritroviamo infine in uno stato allora poco frequentato dai viaggiatori: l’Orissa. A Puri ci accoglie l’imponente e misterioso tempio di Jagannātha, luogo sacro e vibrante. Sulla spiaggia sconfinata e deserta il tempo sembra fermarsi, tra onde che si rincorrono e aquiloni che sfidano il vento.
1992 Chennai – Tamil Nadu – Kerala – Marahastra – Mumbay
In viaggio con Chicca
Il verde Sud dell’India, più “facile” e rilassante, ci ha accolti con il suo ritmo lento e la sua natura generosa. Un viaggio tra templi antichi e paesaggi tropicali, dove il tempo sembrava dilatarsi.
Ho ricordi indelebili, bellissimi, delle giornate passate a Kovalam, tra tuffi nell’oceano e partite infinite a carambola sotto le palme. Tra una risata e l’altra, si faceva subito sera. A un certo punto non abbiamo resistito: da Trivandrum ci siamo concessi una fuga improvvisata di tre giorni alle Maldive, un sogno dentro al sogno. Poi via verso Mumbay, rumorosa e travolgente, prima del rientro in Italia. Con noi, ben imballata e quasi considerata un membro della famiglia, viaggiava una carambola acquistata con entusiasmo. Oggi è ancora lì, nella camera dei ragazzi: elegante, vissuta, pronta per una partita nei pomeriggi pigri. E ogni volta che ci giochiamo, ci ritroviamo di nuovo a Kovalam, con la sabbia tra le dita e il profumo del mare nell’aria.
2014 Delhi – Uttar pradesh – Rajastan – Delhi
In viaggio con Matteo
In viaggio con papà <cit> Matteo in India per la prima volta. Un viaggio che resterà nel cuore, pieno di emozioni, sorprese e momenti da ricordare. Per Matteo è stata la prima volta in India, per me un ritorno pieno di nostalgia e meraviglia, reso speciale dalla sua presenza. Abbiamo esplorato Agra con il suo Taj Mahal che, nonostante le mille foto già viste, riesce sempre a togliere il fiato. A Mathura, la città natale di Krishna, ci siamo persi tra i templi colorati e i racconti mitologici che sembravano prendere vita tra le stradine. A Varanasi abbiamo assistito all’Aarti sul Gange, avvolti dal profumo dell’incenso e dal suono ipnotico delle campane. Un’esperienza mistica, difficile da spiegare, ma che ci ha lasciato entrambi senza parole. A Delhi, tra l’Old e la New, ci siamo tuffati nel caos ordinato della città: tuk tuk impazziti, mercati brulicanti di vita, e cibo di strada da leccarsi le dita – anche se io ho tenuto le distanze da certe spezie troppo coraggiose! mentre Matteo si è spinto oltre. Tanti viaggi in treno di notte: letti a castello, tè caldo servito in bicchierini di carta, e chiacchiere con sconosciuti che in poche ore diventavano compagni di viaggio. È stato bello (ri)scoprire l’India attraverso gli occhi di Matteo: ogni mucca in mezzo alla strada, ogni bambino che ci salutava con un “Hello!”, ogni tempio, ogni thali, diventava un’avventura da raccontare. Un viaggio padre-figlio che ha unito due generazioni e due modi diversi di vedere il mondo, ma con un’unica meraviglia davanti agli occhi: l’India, con tutta la sua straordinaria follia.
2015 Delhi – Uttar pradesh – Bengala – Orissa – Delhi
In viaggio con Matteo
Ritrovarsi in India, Raggiungo Matteo che sta viaggiando per l’India da un mese. Ci incontriamo a Varanasi, sta leggendo un giornale seduto sulle rive del Gange, in una mattina umida e profumata d’incenso, tra il vociare dei barcaioli e i rumori dell’india. È stato un abbraccio speciale, di quelli che solo in viaggio sono così intensi ed emozionanti. Da lì, dopo pochi giorni siamo subito travolti dall’energia del Kumbh Mela a prayagraj a quei tempi si chiamava Allahabad. Un’esplosione di colori, odori, polvere e sacralità. Pellegrini ovunque, asceti coperti di cenere, famiglie intere in processione. E poi le giostre, le musiche assordanti, i dolci fritti nei chioschi, i bambini con le mani appiccicose di zucchero filato. Un circo spirituale che solo l’India sa orchestrare con tale naturalezza. Abbiamo ripercorso itinerari che avevo vissuto anni prima, con la sensazione però di vederli per la prima volta. Matteo, con i suoi occhi curiosi e le sue domande, mi ha costretto a guardare tutto da una prospettiva nuova. Meraviglioso. Un viaggio nel viaggio. Calcutta, invece, mi ha lasciato ancora una volta con emozioni contrastanti. È una città che affascina e respinge allo stesso tempo. Così viva, così intensa, ma anche dura, difficile. Non riesco ad amarla completamente, anche se ogni volta ci torno con il desiderio che sia diverso. E forse, in fondo, è proprio questo il suo incanto. Poi, Puri, in Orissa. Ci ero stato 25 anni fa. Tornarci ora è stato come aprire un album di ricordi… ma con pagine tutte nuove. La città è irriconoscibile: più grande, più turistica, ma conserva ancora quel sapore di spiritualità antica, soprattutto attorno al tempio di Jagannath. Abbiamo mangiato il miglior thali del viaggio in una piccola trattoria locale, serviti su foglie di banano, mentre un ventilatore cigolante cercava invano di contrastare il caldo tropicale. India, ancora una volta, ci hai messo alla prova, ci hai fatto ridere, stancare, emozionare. Ma soprattutto, ci hai fatto sentire vivi.
2016 Chennai – Tamil Nadu – Kerala
In viaggio con Matteo
Sulle strade dell’India del sud: mille mezzi, un solo viaggio Bus, treni, battelli… e di nuovo bus. Ogni spostamento è stato un’avventura, ogni tratto una storia. Abbiamo saltato da una città all’altra tra clacson, venditori ambulanti, stazioni affollate e imprevisti continui che in India sono la norma. Ma il vero cuore del nostro viaggio è stato su due ruote. Con la Royal Enfield è nato un rapporto speciale: chilometri e chilometri di strade percorse tra vento caldo, paesaggi mozzafiato e quella sensazione inconfondibile di libertà assoluta. Ci ha accompagnati in silenzio, rombando piano tra villaggi e campagne, e ci ha regalato momenti di pura connessione con il paesaggio e con noi stessi.
Tanto che, tornati a casa, non abbiamo resistito: ne abbiamo comprata una anche lì. Ora, ogni volta che la mettiamo in moto, è come se ci riportasse un po’ in India. Abbiamo soggiornato a Kovalam, tra palme, sabbia dorata e onde lente dell’oceano. Un angolo di pace dove il tempo sembrava rallentare. Da lì ci siamo spinti nell’entroterra, fino al santuario degli elefanti, dove abbiamo potuto osservare da vicino questi meravigliosi giganti, curati e quasi rispettati in un ambiente quasi sereno. Vederli bagnarsi nel fiume, e non voler più uscire, è stato uno di quei momenti che restano impressi nella memoria tanto era buffo e divertente. Abbiamo fatto tappa anche presso il centro di Amma, la “madre che abbraccia il mondo”. Lì abbiamo partecipato alla vita dell’ashram offrendo piccoli servizi quotidiani: lavare piatti, spazzare cortili, aiutare in cucina. Niente di straordinario, eppure ci ha lasciato una sensazione di pace, semplicità e condivisione che raramente si trova altrove. Infine, siamo saliti verso Kochi, città sospesa tra passato coloniale e presente vivace, con i suoi reti da pesca cinesi, le vie tranquille del quartiere ebraico, le spezie che profumano l’aria e i tramonti sul mare che fanno venire voglia di restare ancora un po’.
2017 Delhi – Uttar pradesh -Uttarakhand – Delhi
In viaggio da solo
Il primo viaggio in solitaria: un tuffo nell’India più profonda. Il mio primo viaggio in solitaria. Un’esperienza potente, fatta di emozioni contrastanti e intense. La libertà di decidere tutto da solo, il tempo dilatato, il silenzio che ogni tanto faceva rumore. Ho trascorso due settimane a Varanasi, la città indiana che più amo. Un luogo dove ogni volta si rinnova un senso di appartenenza difficile da spiegare. Le albe sul Gange, i fuochi che non si spengono mai, i sadu assorti in preghiera… tutto mi parlava un linguaggio antico, familiare. Poi ho proseguito verso nord, per la prima volta in Uttarakhand. A Rishikesh ho respirato il mondo dello yoga, con i suoi ritmi lenti e l’atmosfera sospesa tra sacralità e Occidente in cerca di sé. Ho partecipato ad alcune lezioni, camminato lungo il Gange, e mi sono fermato a osservare le luci dell’Aarti riflettersi sull’acqua. Da lì è iniziata una piccola avventura su due ruote: qualche giorno in sella a una Royal Enfield, direzione sorgenti del Gange. Curve, strade strette, paesaggi mozzafiato. Un viaggio fisico e spirituale, dove ogni chilometro sembrava avvicinarmi a qualcosa di essenziale. A Haridwar, ho vissuto per la prima volta la Maha Shivaratri, la grande notte dedicata a Shiva: canti, campane, fuochi, pellegrini in preghiera e una potente energia che sembrava muovere l’intera città. Il viaggio è poi proseguito verso Delhi, frenetica e travolgente come sempre. Da lì, una corsa improvvisata – ma irresistibile – fino ad Agra, per rivedere il Taj Mahal. Questa volta, però, a bordo del nuovo treno veloce: comodo, puntuale, moderno. Una piccola rivoluzione nel modo di viaggiare in India. Un viaggio che mi ha lasciato qualcosa di profondo: la solitudine non come mancanza, ma come spazio pieno, ricco di incontri, scoperte e pensieri. L’India, ancora una volta, mi ha accolto e trasformato.
2018 Delhi – Uttar pradesh – Delhi
In viaggio da solo
Il viaggio delle feste. Un viaggio iniziato con il botto… o meglio, con gli dei!
Per cominciare, Maha Shivaratri a Varanasi: un’esperienza semplicemente indimenticabile. Una notte senza tempo, piena di suoni, canti, fuochi e devozione. Varanasi in festa per Shiva è qualcosa di unico: le strade invase dai pellegrini, i ghat trasformati in teatri sacri, l’energia palpabile nell’aria. E forse, proprio travolto da quell’energia, ho esagerato un po’. Troppa adrenalina, troppo entusiasmo… e il corpo ha detto basta: due giorni ko, energia azzerata. Ma l’India è anche questo: imparare ad ascoltarsi, rallentare, lasciare che sia lei a guidarti. Appena rimesso quasi in piedi, ho raggiunto Mathura per l’Holi Festival, e lì è stato come rinascere tra polveri colorate e sorrisi. Ho partecipato alla festa con un gruppo di fotografi indiani, e tra un click e una nuvola di rosa shocking, sono nate amicizie che durano ancora oggi. Ci siamo lanciati colori, abbiamo ballato per strada e riso come bambini. Poi, una tappa speciale a Lucknow, dove un caro amico mi ha gentilmente ospitato a casa sua. È stato un momento intimo e autentico: vivere in famiglia, partecipare a un matrimonio locale, mangiare con le mani in mezzo a canti, risate e abiti scintillanti. Un’immersione totale nella vita indiana quotidiana, lontano dai percorsi turistici. Certo, qualche problema di salute ha continuato a farmi compagnia per quasi tutto il viaggio, strascico della famosa “notte di Shiva”, ma ho resistito, ascoltando il corpo quando serviva e il cuore quando non potevo fermarmi. E ne è valsa la pena, ogni singolo momento.
2019 Delhi – Uttar pradesh -Rajastan – Delhi
In viaggio da solo
Tra sacro, polvere e pastiglie: un altro viaggio indimenticabile. Come sempre, qualche giorno a Varanasi. Un ritorno che ormai è diventato un rito. Le albe lente sul Gange, le barche che scivolano nell’umidità del mattino, i canti che risuonano nei vicoli… ogni volta mi accolgono come se non fossi mai andato via. Da lì, aspettavo i giorni propizi per il Maha Kumbh Mela ad Allahabad (Prayagraj). Un evento immenso, spirituale e caotico al tempo stesso. Ho dormito in tenda, tra pellegrini, sadu e famiglie venute da ogni angolo dell’India. Ho camminato tantissimo, perso nel flusso infinito di esseri umani che si muovevano verso il Sangam, dove i fiumi si incontrano. Tra canti, polvere, acqua sacra e fuochi rituali, ho vissuto l’incredibile. Il tutto con un forte mal di gola che non mi ha mollato neanche per un momento… ma in India anche i fastidi sembrano parte del viaggio. Tornato a Delhi, un giorno di riposo (più o meno), e poi via verso il Rajasthan, con un affollatissimo treno notturno per Jodhpur. Il viaggio è stato una mini odissea: gente ovunque, venditori di chai a ogni fermata, bambini che dormivano accoccolati tra le valigie. Ma alla fine, la città blu mi ha accolto con i suoi colori intensi e il profumo delle spezie. Rientro a Delhi in aereo, stanco ma felice. I soliti acquisti finali: tessuti, tè, spezie e qualche piccolo souvenir che profumerà casa di India per settimane. E poi, via verso casa, ancora con il mal di gola, nonostante una dose massiccia di pastiglie, ma con il cuore colmo di emozioni.
2020 Delhi – Goa – Delhi
In viaggio da solo
A tutta Royal Enfield – Goa su due ruote. Un viaggio diverso dal solito. Questa volta, a tutta Royal Enfield, per scoprire il più piccolo (ma sorprendente) stato indiano: Goa. Un’esperienza insolita, ma entusiasmante, fatta di vento in faccia, strade che si aprono nella giungla e un senso di libertà difficile da spiegare. Guidare una Royal in India è sempre magico, ma qui lo è ancora di più. Niente clacson frenetici, niente traffico folle: solo curve morbide, palme altissime e il profumo salmastro dell’oceano. Goa non è la mia “India”, quella che sento nel cuore – non ci sono ghat, sadu o caos sacro – ma in moto diventa un piccolo paradiso. Ho soggiornato in una splendida organic farm, immersa nella natura, dove le mattine profumano di terra e di caffè appena tostato. Ho camminato su spiagge deserte e meravigliose, con la sabbia tra i piedi e il tempo che sembrava essersi fermato. Nei villaggi dell’interno, ho sorseggiato feni, il liquore locale, nei bar dove i goani chiacchierano e si perdono lentamente tra bicchieri e racconti. Gente semplice, schietta, che vive con calma e con poco, ma sempre con un sorriso sincero. Una sera, sono uscito in barca sull’Oceano Indiano, in balia delle onde e del silenzio. Lontano da tutto, ho avuto l’impressione di ritrovare me stesso, lasciando andare pensieri e preoccupazioni. Mi piacerebbe tornarci con tutta la mia famiglia: vivere quell’atmosfera rilassata, quei tramonti color rame, e magari condividere il rumore della moto lungo le strade della costa. Il rientro in Italia è stato appena in tempo: una settimana prima che esplodesse la pandemia. Come se Goa mi avesse regalato un ultimo respiro di libertà, prima che tutto cambiasse.
2023 Delhi – Varanasi
In viaggio da solo
Varanasi, ancora e sempre. Anche questa volta, Varanasi.
Una scelta quasi naturale: ci torno ogni volta come si torna in un luogo del cuore. E questa volta ho deciso di restarci per tutto il viaggio, due settimane intere immerso nella città più intensa che conosca. A Varanasi ci vuole sempre qualche giorno per abituarsi: ai suoni, agli odori, al ritmo che sembra non seguire alcuna logica, ma che poi ti entra dentro e ti guida. Alloggio, come sempre, nella mia solita guesthouse, quella che ormai considero una seconda casa. Conosco la famiglia che la gestisce, so a che ora c’è il sole sul terrazzo, dove trovare il chai più buono a due passi, e dove ritirarmi se voglio stare un po’ in silenzio. Dal 2019 a oggi qualcosa è cambiato: c’è più caos, più turisti indiani, più selfie lungo i ghat. Ma Varanasi non perde il suo fascino, quel suo magnetismo antico, fatto di fumo, preghiere e contraddizioni. Ho incontrato vecchi amici, camminato con loro lungo il Gange, condiviso chiacchiere davanti a infiniti bicchierini di chai bollente. I miei ristorantini preferiti, il mio street food “garantito” (quello che non mi ha mai tradito!) sono stati tappe fisse delle giornate. Ho dedicato questo viaggio a una ricerca personale di luoghi insoliti, angoli nascosti, cortili silenziosi dietro i templi, piccoli santuari fuori rotta. L’ho fatto camminando, lentamente, lasciandomi portare dall’intuizione e da quel senso di familiarità che solo Varanasi sa darmi. Dopo due settimane dense, piene di immagini, profumi e pensieri, ho lasciato la città a bordo del treno notturno Shiv Ganga Express, diretto a Delhi.
Come sempre, con la promessa di tornare. Perché da Varanasi, non si va mai via davvero.