Cavalcare una Royal Enfield in India è tutt’altra storia. Ha tutto un altro fascino. Il traffico caotico e le strade dissestate non permettono alte velocità, ma impongono una guida fatta di continui stop-and-go. Ed è proprio per questo che la Royal Enfield è nata: un motore dai bassi straordinari, una ciclistica robusta ma sorprendentemente agile, perfetta per affrontare qualsiasi scenario.
Essere in sella a una Bullet 500 non è solo un modo di viaggiare: è un simbolo di prestigio, un vanto, un’affermazione di superiorità sulla strada. In India la si vede ovunque, guidata da centauri solitari in infradito, da famiglie intere stipate sul sellino, o da giovani coppie che si fanno largo nel traffico. Chi può permettersela sfreccia tra i vicoli stretti di Varanasi, lungo le strade caotiche di Delhi o attraverso le polverose piazze del Rajasthan, sapendo bene che con le altre due ruote non c’è gara: la vittoria è assicurata.
Qui in Italia la uso poco, ma ogni volta che il motore comincia a rombare, mi vengono i brividi. Quel suono profondo, inconfondibile, mi riporta immediatamente là, sulle strade dell’India, tra clacson impazziti, profumi di chai e spezie, e quell’aria densa di vita e avventura.
