December 11, 2024
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Questa mattina mi sono svegliato presto, deciso a visitare il Raj Ghat, il memoriale di Mahatma Gandhi a Nuova Delhi. Dopo una colazione con chai e banane, ho preso un risciò, lasciandomi trasportare attraverso il traffico caotico della città. Clacson, voci e profumi di spezie riempivano l’aria, ma il ritmo frenetico della città sembrava rallentare man mano che mi avvicinavo al memoriale.

All’ingresso, dopo i controlli della sorveglianza, sono stato accolto da un silenzio sorprendente, quasi surreale rispetto al caos lasciato alle spalle. Ho camminato lungo un sentiero circondato da giardini ben curati, con alberi di Neem e frangipani che offrivano ombra e frescura. Davanti a me, il memoriale era semplice ma potente: una piattaforma di marmo nero con una fiamma eterna al centro.

Ho tolto le scarpe come segno di rispetto prima di avvicinarmi. Intorno a me, c’erano visitatori da ogni parte del mondo. Alcuni pregavano, altri meditavano. L’atmosfera era di una pace assoluta, che sembrava invitare alla riflessione. Mi sono seduto su una panchina e ho chiuso gli occhi per qualche minuto, lasciandomi avvolgere da quel silenzio solenne.

Ad un certo punto, un anziano signore si è seduto accanto a me. Ha iniziato a parlarmi di Gandhi, raccontandomi aneddoti sulla sua vita e sul significato del Raj Ghat. Mi ha spiegato come Gandhi abbia ispirato generazioni con la sua lotta pacifica per la libertà e come il memoriale rappresenti ancora oggi un simbolo di unità e speranza per molti indiani. Le sue parole mi hanno toccato profondamente, facendomi sentire parte di qualcosa di più grande.

Esplorando i giardini

Dopo aver ascoltato il signore, ho deciso di esplorare i giardini che circondano il Raj Ghat. Ho scoperto che ci sono altre piattaforme commemorative dedicate a importanti leader indiani come Jawaharlal Nehru e Indira Gandhi. Ogni memoriale ha il suo carattere unico, ma è il Raj Ghat a rimanere impresso nella mia mente, con la sua semplicità che rispecchia perfettamente lo spirito di Gandhi.

Mentre camminavo, ho sentito una melodia dolce e familiare. Mi sono avvicinato e ho trovato un piccolo gruppo di musicisti che suonava Raghupati Raghav Raja Ram, uno dei canti preferiti di Gandhi. Mi sono fermato ad ascoltarli, lasciando che quella musica riempisse il cuore di serenità.

Prima di andarmene, ho deciso di avvicinarmi alla piattaforma di marmo nero. Ho posato un fiore come segno di rispetto, pensando ai messaggi di Gandhi: la nonviolenza, l’uguaglianza, l’importanza della verità. Mi sono preso un momento per riflettere e mi sono ripromesso di portare un po’ di quei valori nella mia vita quotidiana.

Il ritorno alla città

Lasciando il Raj Ghat, sono tornato al caos di Nuova Delhi, ma qualcosa in me era cambiato. Ora vedevo la città con occhi diversi: non solo il disordine, ma anche la bellezza della resilienza e della vita che scorre in ogni angolo.

È stata un’esperienza che porterò sempre con me. Se c’è un luogo in cui ci si sente davvero connessi alla storia e alla spiritualità dell’India, è proprio qui, al Raj Ghat.

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