20 June 2025

Arambol – birra e omelette

Una mattina qualunque ad Arambol

La mattina presto, ad Arambol, i negozi e i bar che si affacciano sulla strada che scivola verso la spiaggia sono ancora chiusi. La notte qui è lunga, e il giorno impiega tempo a cominciare. Cammino in cerca di un posto dove fare colazione. Uno dei pochi aperti espone con orgoglio l’insegna “Bakery”. Entro. Ordino un chai. È pessimo: banale, freddo. Una delusione. Mi pento di essermi fermato, mi pento di averlo ordinato. Pago, saluto e mi alzo. Ho voglia di un chai come si deve, un chai indiano. Ma lo so: Goa non è il posto giusto. A volte ci provo lo stesso, ma puntualmente resto deluso.

Arambol è una località vivace, soprattutto la sera. La mattina dorme. Dorme il sonno delle ore piccole, delle feste in spiaggia, dei locali all’aperto pieni di voci e bicchieri. Dorme al ritmo lento della notte appena trascorsa.

Io, che per natura mi sveglio sempre troppo presto, ho il privilegio di godermi la spiaggia quasi deserta. È tutta per me – e per i cani che la abitano. Più tardi, arriveranno gli scooter, ronzanti come insetti, e scaricheranno vacanzieri entusiasti in cerca di sole e mare. Parcheggeranno ovunque, lasciando appena lo spazio per il passaggio di un essere umano… possibilmente non troppo grasso.

Sono un orso, per indole. E questa quiete mi appartiene. L’atmosfera sospesa che precede la frenesia del giorno mi affascina. Comincio a camminare verso sud. La spiaggia è una distesa dorata a perdita d’occhio. Le onde, con la loro risacca, segnano il passo. Creano un sottofondo ipnotico, dolce e primordiale.

Raramente incrocio un altro esemplare di umano mattiniero. Mi saluta con un cenno del capo. Contraccambio, pigramente, e continuo a camminare. La spiaggia cambia spesso nome, ma in realtà è una lunga, ininterrotta striscia di sabbia che si estende per oltre tre chilometri. Più vado verso sud, più si fa selvaggia, libera, autentica.

Un gruppo di turisti indiani accoglie l’alba salutando il sole, ringraziando Dio per il dono di una nuova giornata. Mi siedo. Li osservo. Mi lascio trasportare fuori dal tempo.

Quando torno sui miei passi, la spiaggia ha cambiato volto. Ora si anima. Un passo dopo l’altro e sono di nuovo ad Arambol. I bar e i negozi hanno finalmente aperto. Il ronzio degli scooter copre ormai il suono delle onde. La lunga camminata mi ha aperto l’appetito. Il sole è alto, comincia a bruciare le spalle.

Scelgo a caso un bar tra i tanti. Mi siedo. È abbastanza affollato, so che ci vorrà un po’. Per passare il tempo sfoglio il menù, anche se ho già deciso: niente chai, non potrei reggere un’altra delusione.

Il cameriere arriva. “Una birra e un’omelette, grazie.” Annota l’ordine su un pezzo di carta e si allontana. Appoggio i piedi su una sedia, distendo le gambe. Il sole filtra tra le tende e le foglie di palma. L’omelette arriva in fretta, ha un bell’aspetto. La birra è ghiacciata. Sorrido. Ringrazio.

Penso ai turisti indiani incontrati all’alba. Così, prima di mangiare, ringrazio anch’io – per avere il privilegio di vivere un’altra, nuova e bella giornata.

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